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mercoledì 30 marzo 2022

Il falenino e la stella - don Bruno Ferrero


Una piccola falena d'animo delicato s'invaghì una volta di una stella. 
Ne parlò alla madre e questa gli consigliò d'invaghirsi invece di un abat-jour. «Le stelle non son fatte per svolazzarci dietro», gli spiegò. 
«Le lampade, a quelle sì puoi svolazzare dietro».
«Almeno lì approdi a qualcosa», disse il padre. «Andando dietro alle stelle non approdi a niente».
Ma il falenino non diede ascolto né all'uno né all'altra. 
Ogni sera, al tramonto, quando la stella spuntava s'avviava in volo verso di essa e ogni mattina, all'alba, se ne tornava a casa stremato dall'immane e vana fatica.
Un giorno il padre lo chiamò e gli disse: «Non ti bruci un'ala da mesi, ragazzo mio, e ho paura che non te la brucerai mai. Tutti i tuoi fratelli si sono bruciacchiati ben bene volteggiando intorno ai lampioni di strada, e tutte le tue sorelle si sono scottate a dovere intorno alle lampade di casa. Su avanti, datti da fare, vai a prenderti una bella scottatura! Un falenotto forte e robusto come te senza neppure un segno addosso!».
Il falenino lasciò la casa paterna ma non andò a volteggiare intorno ai lampioni di strada ne intorno alle lampade di casa: continuò ostinatamente i suoi tentativi di raggiungere la stella, che era lontana migliaia di anni luce. Lui credeva invece che fosse impigliata tra i rami più alti di un olmo.
Provare e riprovare, puntando alla stella, notte dopo notte, gli dava un certo piacere, tanto che visse fino a tardissima età. 
I genitori, i fratelli e le sorelle erano invece morti tutti bruciati ancora giovanissimi.

La stella della speranza è un segno distintivo. Ogni giorno dovresti chiedere la fede per osare l'impossibile. 
Chi desidera operare con Cristo e, di conseguenza, trasformare il mondo, rifiuterà di adeguarsi a leggi ed ordinamenti precostituiti. 
Sarà disobbediente, quando altri obbediranno, eseguirà quando altri troveranno insensato l'ordine impartito. 
Il mondo gli apparirà una prigione, quando altri parleranno di libertà, ed esso sarà trasparente agli occhi della sua fede, quando altri saranno disperati, sentendosi prigionieri. 
Fare cose impossibili è il realismo di coloro che conoscono la voce del loro Signore.

Se c'è una stella nel cielo della tua vita, non perdere tempo a scottarti a qualche lampadina.

- don Bruno Ferrero - 
da: "40 storie nel deserto" - Ed. Elledici

lunedì 17 maggio 2021

Diventa albero di Elena Bernabè


“Maestro, come faccio a risolvere i problemi?”

“Diventa albero. E fatti guidare dalla sua saggezza millenaria. Devi mettere i piedi per terra. Ed ancorarti ben bene al terreno. Come le radici che si aggrappano con tutta la loro forza alla loro amata terra. E’ il solo modo per far nascere le gemme. Tu pensi solo ai frutti ma sono le radici che vanno accudite.”

“Le radici, maestro? Ma quelle di un albero sono nascoste, nel buio. E anche le mie. Come posso prendermene cura?”

“Entra in quel buio. Si trova lì il segreto della fioritura. La luce serve a far sbocciare un fiore che ha già conosciuto le tenebre ed è riuscito ad emergerne. Più forte. Più evoluto. Più vivo.”

“Cos’altro posso imparare da un albero?”

“A rimanere ben ancorato al tuo centro. Anche durante la tempesta. Esso si lascia portare via foglie e rami secchi dal vento, la sua chioma ondeggia ritornando poi al suo posto. Più leggera, più rigogliosa, più pulita. Impara ad innalzarti sempre più verso il cielo, grazie alle radici che divengono ogni giorno più potenti e grazie alle potature necessarie che il tempo e le tempeste portano a compiere. L’albero è il maestro del cambiamento: è in continua evoluzione e non contrasta mai il suo divenire. I lombrichi s’intrufolano tra le sue radici e sui suoi rami cantano gli usignoli: esso è in grado di sposare gli opposti, di modellarsi in base alla luce o al buio, di accogliere ogni manifestazione della vita.”

“Come un albero maestro. E’ questo un modo per affrontare i problemi?”

“L’unico possibile. Impara dall’albero che non chiude mai i suoi rami nemmeno durante la tempesta. Non si difende, non si oppone, non si chiude. Si lascia toccare dal vento, dalla pioggia, dalla neve. Fiducioso di mutare ad ogni tocco. Ed è proprio in questo tocco che si nasconde il segreto della sua fertilità.”

 

- Elena Bernabè - 

Buona giornata a tutti :-)


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sabato 8 maggio 2021

i due viandanti e l'orso - Esopo


 ESOPO, Favole, VI secolo a.C.

Due amici viaggiavano insieme, quand'ecco apparire davanti a loro un grosso orso. Uno di loro salì veloce su un albero e si nascose, mentre l'altro, che stava per essere preso, si gettò al suolo fingendo di essere morto. L'orso gli avvicinò il muso, annusandolo, ed egli tratteneva il respiro, perché, a quanto pare, l'orso non tocca i cadaveri.

Quando l'orso si allontanò, quello sull'albero discese e chiese: "Cosa ti ha detto nell'orecchio quando ti annusava?" E l'altro, piuttosto turbato, rispose: "Mi ha detto di non viaggiare mai più con un compagno che, nel pericolo, non rimane al tuo fianco." La favola insegna che le disgrazie mettono alla prova la bontà degli amici.

Buona giornata a tutti. :-)

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venerdì 30 aprile 2021

Il treno della vita


Qualche tempo fa ho letto un libro, dove la vita veniva paragonata ad un viaggio in treno.
È stata una lettura interessante ed ho fatto tesoro di questa splendida metafora.
La vita è come un viaggio in treno…
Quando nasciamo e saliamo sul treno, incontriamo le prime persone importanti, che pensiamo ci accompagneranno durante tutto il nostro viaggio: i nostri genitori.
Purtroppo la verità è un’altra.
Loro scenderanno prima di noi e ci lasceranno senza il loro amore, il loro affetto, senza la loro amicizia e compagnia.
Ma per fortuna sul treno salgono altre persone che per noi saranno molto importanti.
Sono i nostri fratelli e sorelle, i nostri amici e tutte le persone meravigliose che amiamo.
Qualcuna di queste persone che sale considera il viaggio come una piccola passeggiata.
Altri trovano solo tristezza nel loro viaggio.
Poi ci sono altri ancora sul treno sempre presenti e sempre pronti ad aiutare coloro che ne hanno bisogno.
Qualcuno, quando scende, lascia una nostalgia perenne.
Qualcun altro sale e riscende subito, e lo abbiamo a mala pena notato.
Ci sorprende come alcuni passeggeri, a cui vogliamo più bene, si seggano in un altro vagone e che in questo frangente ci facciano fare il viaggio da soli.
Naturalmente non ci lasciamo frenare da nessuno: ci prendiamo la briga di spingerci alla loro ricerca nel loro vagone.
Purtroppo qualche volta non possiamo accomodarci al loro fianco, perché il posto vicino a loro è già occupato.
Purtroppo, così è il viaggio: pieno di sfide, sogni, fantasie, speranze e addii … ma senza ritorno.
Allora cerchiamo di fare il viaggio nel miglior modo possibile.
Cerchiamo di andare d’accordo con i nostri vicini di viaggio e cerchiamo il meglio in ognuno di loro.
Ricordiamoci, che in ogni fase del tragitto uno dei nostri compagni di viaggio può vacillare e aver bisogno della nostra comprensione.
Anche noi vacilleremo spesso e ci sarà sicuramente qualcuno che ci tenterà di capirci.
Il grande mistero del viaggio è che non sappiamo quando scenderemo definitivamente!
e tantomeno quando i nostri compagni di viaggio lo faranno.
La separazione da tutti gli amici che ho incontrato durante il viaggio sarà dolorosa.
Lasciare i miei cari sarà molto triste.
Ma ho la speranza che prima o poi si arrivi alla stazione centrale ed ho la sensazione che li vedrò arrivare tutti con un bagaglio che quando erano saliti sul treno non avevano ancora
Ciò che mi renderà felice, sarà il pensiero di aver cercato di contribuire ad aumentare e ad arricchire il loro bagaglio.
Cerchiamo di fare un buon viaggio e che alla fine ne sia valsa la pena.
Mettiamocela tutta per lasciare, quando scenderemo, non solo un posto vuoto, che lascia nostalgia, ma soprattutto bei ricordi in coloro che proseguono il viaggio.

anonimo dal web

Buona giornata a tutti. :-)


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lunedì 12 aprile 2021

Il Re, il mendicante e la mela - don Bruno Ferrero


Ogni mattina, il potente e ricchissimo re di Bengodi riceveva l’omaggio dei suoi sudditi.
Aveva conquistato tutto il conquistabile e si annoiava un po’.

In mezzo agli altri, puntuale ogni mattina, arrivava anche un silenzioso mendicante, che porgeva al re una mela.
Poi, sempre in silenzio, si ritirava.
Il re, abituato a ricevere ben altri regali, con un gesto un po’ infastidito, accettava il dono, ma appena il mendicante voltava le spalle cominciava a deriderlo, imitato da tutta la corte.

 Il mendicante non si scoraggiava.
Tornava ogni mattina a consegnare nelle mani del re il suo dono.
Il re lo prendeva e lo deponeva macchinalmente in una cesta posta accanto al trono.
La cesta conteneva tutte le mele portate dal mendicante con gentilezza e pazienza.
E ormai straripava.

Un giorno, la scimmia prediletta del re prese uno di quei frutti e gli diede un morso, poi lo gettò sputacchiando ai piedi del re.
Il sovrano, sorpreso, vide apparire nel cuore della mela una perla iridescente.
Fece subito aprire tutti i frutti accumulati nella cesta e trovò all’interno di ogni mela una perla.
Meravigliato, il re fece chiamare lo strano mendicante e lo interrogò.

«Ti ho portato questi doni, sire» rispose l’uomo, «per farti comprendere che la vita ti offre ogni mattina un regalo straordinario, che tu dimentichi e butti via, perché sei circondato da troppe ricchezze.
Questo regalo è il nuovo giorno che comincia».

 

- don Bruno Ferrero -

Da: “Cerchi nell’acqua” di Bruno Ferrero. Ed. Elledici


Buona giornata a tutti. :-)

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lunedì 8 marzo 2021

La raccoglitrice di vetri sulla spiaggia- Padre Anthony De Mello


Una famiglia di cinque persone si stava godendo una giornata sulla spiaggia. 
I bambini facevano il bagno nell'oceano e costruivano castelli di sabbia, quando comparve in lontananza una vecchina. 
I capelli grigi le volavano con il vento e gli abiti erano sporchi e stracciati. Mormorava qualcosa fra sé e sé e intanto raccoglieva oggetti nella sabbia e li metteva in un sacco. 
I genitori chiamarono i bambini vicino a sé e raccomandarono loro di stare lontani dalla vecchietta. 
Quando passò accanto a loro, curvandosi di tanto in tanto per raccogliere roba, ella sorrise alla famiglia. Ma essi non ricambiarono il suo saluto. 
Molte settimane dopo vennero a sapere che la vecchina da sempre si era assunta il compito di raccogliere pezzetti di vetro sulla spiaggia per evitare ai bambini di ferirsi i piedi.

- Padre Anthony De Mello -

Buona giornata a tutti. :-)


lunedì 1 marzo 2021

La rana e il bue


La rana e il bue è una favola di Fedro corta ma piena di significato. 
La morale della Rana e il Bue insegna che non bisogna cercare di essere ciò che non siamo.
Non dobbiamo cercare di imitare chi è diverso da noi, solo perché invidiamo il suo aspetto.

Buona giornata a tutti. :-)


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martedì 22 ottobre 2019

La cisterna screpolata – don Bruno Ferrero


Erano due cisterne a distanza di qualche decina di metri. Si guardavano e, qualche volta, facevano un po' di conversazione. 
Erano molto diverse. 
La prima cisterna era perfetta. Le pietre che la formavano erano salde e ben compaginate. A tenuta stagna. Non una goccia della preziosa acqua era mai stata persa per causa sua. 
La seconda presentava invece fenditure, come delle ferite, dalle quali sfuggivano rivoletti d'acqua. 
La prima, fiera e superba della sua perfezione, si stagliava nettamente. Solo qualche insetto osava avvicinarsi o qualche uccello. 
L'altra era coperta di arbusti fioriti, convolvoli e more, che si dissetavano all'acqua che usciva dalle sue screpolature. 
Gli insetti ronzavano continuamente intorno a lei e gli uccelli facevano il nido sui bordi. 
Non era perfetta, ma si sentiva tanto tanto felice.
Abbiamo bisogno di credere nella perfezione e di avere il coraggio dell'imperfezione. Viviamo in un mondo in cui la perfezione si confonde con lo sforzo per essere "superiori", "i primi", "essere al centro", "essere qualcuno".

L'unica perfezione è l'amore. Soltanto così è possibile comprendere le parole di Gesù: "Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48) che vengono dopo le beatitudini dei poveri, di quelli che piangono, dei miti, di quelli che hanno fame e sete di giustizia, dei misericordiosi, dei puri di cuori, dei pacificatori e dei perseguitati (ingiustamente) a causa della giustizia. 
Chi vive a braccia aperte, di solito, non fa carriera, ma trova tanta gente da abbracciare.
 - don Bruno Ferrero -
Fonte:  Quaranta storie nel deserto di Bruno Ferrero, ed. Elledici


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martedì 30 luglio 2019

La favola del pesciolino d'oro

C'era una volta un pesciolino d'oro, che un bel giorno prese i suoi sette talenti e guizzò lontano, a cercar fortuna. 
Non era arrivato tanto lontano che incontrò un'anguilla, che gli disse: "Psst, ehilà compare, dove te ne vai?".
"Me ne vado in cerca di fortuna", rispose fieramente il pesciolino d'oro.
"Sei arrivato al punto giusto", disse l'anguilla. "Per soli quattro talenti ti puoi comprare questa magnifica e velocissima pinna, grazie alla quale viaggerai a velocità doppia".
"Oh, è un ottimo affare", disse estasiato il pesciolino d'oro. Pagò, prese la pinna e nuotò via più velocemente di prima.
Arrivò ben presto dalle parti di una grossa seppia, che lo chiamò.
"Ehilà, compare, dove te ne vai?".
"Sono partito in cerca di fortuna", rispose il pesciolino d'oro.
"L'hai trovata, figliolo", disse la seppia. "Per un prezzo stracciato ti posso vendere questa elica, così viaggerai ancora più in fretta".
Il pesciolino d'oro comprò l'elica con il denaro che gli era rimasto e ripartì a velocità doppia.
Arrivò ben presto davanti a un grosso squalo, che lo salutò.
"Ehilà, compare, dove te ne vai?".
"Sono in cerca di fortuna", rispose il pesciolino d'oro.
"L'hai trovata. Prendi questa comoda scorciatoia", disse lo squalo indicando la sua gola spalancata, "così guadagnerai un sacco di tempo".
"Oh, grazie mille!", esclamò il pesciolino d'oro e si infilò nelle fauci dello squalo, dove venne comodamente digerito.


Chi non sa bene che cosa vuole, finisce, molto facilmente, dove non avrebbe voluto.


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giovedì 20 giugno 2019

La fede – don Bruno Ferrero

I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia.
Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami.
L'erba era sparita dai prati.
La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.
Le settimane si succedevano sempre più infuocate.
Da mesi non cadeva una vera pioggia.
Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.
All'ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza.
Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede.
Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari.
Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila.
Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.

 - don Bruno Ferrero -


L’ombrello rosso, 1860 circa
Franz von Lenbach (1836 – 1904) pittore tedesco
Amburgo, Kunsthalle



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martedì 18 giugno 2019

Storia di Ermenegildo - don Soldavini Tiziano

Avevo letto da qualche parte la storia di Ermenegildo, un asino capace di grande altruismo. 
I suoi amici asini dicevano che era un vero dono di Dio. 
Non avrei mai immaginato di poterlo incontrare, invece ne ho avuta l’occasione alcune estati fa...

Era molto buono, in particolare con i bambini, sorrideva sempre e non perdeva mai la pazienza. 
Amava fischiettare un motivetto che aveva imparato a un incontro internazionale per asini. 
Un giorno Ermenegildo si ammalò. Decise di farsi portare nel bosco, fra larici, abeti, pini. Il sottobosco era colmo di felci, ginepri, ginestre e, più in su, si trovava il timo, l’erica. 
Attorno alla chiesetta della Madonna Salute degli Infermi c’erano genziane e, poco più in là, anche le stelle alpine.

In quel bosco poteva stare in pace. Ogni giorno gli animali del bosco, che erano dei veri amici, gli preparavano con cura delle ottime tisane: coglievano 19 piante di timo, 11 bacche di ginepro, 57 grossi mirtilli e un po’ d’erba fresca, che serviva a ridare forza al vecchio asino. 
Al mattino le beccacce svegliavano Ermenegildo e subito gli veniva servita la tisana e dell’erba dal sapore speciale. 
Durante il giorno, invece, il pettirosso, il merlo e l’usignolo facevano a turno per tenergli compagnia, mentre il tasso, grande dormiglione, nelle ore pomeridiane interrompeva il suo sonno per uscire dalla tana e stare in compagna dell’asino più buono al mondo. 
Alla sera la civetta e il gufo, dopo aver servito la tisana preparata questa volta solo con 33 piante di timo, rimanevano accanto a Ermenegildo per tutta la notte, perché non volevano lasciarlo un attimo solo. 
Passarono le settimane, ma l’asino non guariva e questo rendeva tristi i suoi amici.

Un giorno il pettirosso si pose sulle orecchie di Ermenegildo e disse: «Caro vecchio amico, oggi sono volato in paese, mi sono fermato a riposare un poco sul davanzale di una finestra e ho visto un bimbo. Era triste e chiedeva alla mamma di poter accarezzare un asino grigio con il ventre bianco che aveva incontrato nella piazza del paese il giorno della Festa dell’Amore. Ho capito che quell’asino sei tu. Purtroppo ora tu sei stanco e malato e non potrai andare da quel bambino per farlo felice…»

Ermenegildo si alzò subito, ma con fatica e lentamente si diresse verso la casa del bambino. 
Giunto alla casa, iniziò a fischiettare il solito motivetto con tutte le sue forze. Ed ecco che dalla finestra si affacciò il bambino. 
La mamma lo prese fra le braccia, scese le scale e lo portò da Ermenegildo, l’asino buono. 
Il piccolo lo accarezzò dolcemente con le sue manine. Ermenegildo, che non sentiva più alcun dolore, cambiò d’aspetto: diventò luminoso e lentamente si accasciò. Il suo cuore si era fermato.

Il piccolo non comprese cosa fosse successo. La mamma prese la mano del suo bambino, di cui non ricordo il nome, ma credo di non sbagliarmi se dico che è come il tuo, e insieme entrarono in casa. 
Lui era felice perché aveva rivisto l’asino più buono e gioioso del mondo. Dalla finestra si riaffacciò la mamma e vide il falco pellegrino, la poiana, il corvo imperiale, l’aquila che volavano verso il cielo tenendo fra le loro zampe Ermenegildo, mentre gli altri animali fischiettavano la melodia che era solito fischiettare l’asino buono. 
I fiori lasciavano espandere il loro profumo e c’era un dolce vento e l’arcobaleno.

Da quel giorno, da qualche parte, che alcuni chiamano paradiso, vive un asino buono che ha saputo dare tutto di sé per fare felice un bambino.

- don Tiziano Soldavini -

Fonte : don Tiziano Soldavini , "Come vincere l'ansia e la depressione" , ed. Marna, Barzago (Lc), 2005 


Buona giornata a tutti. :-)






domenica 24 marzo 2019

La trappola per topi

Un topo stava guardando attraverso un buco nella parete, spiando quello che il contadino e sua moglie stavano facendo. Avevano appena ricevuto un pacco e lo stavano scartando tutti contenti.
"Sicuramente conterrà del cibo" pensò il topo.
Ma quando il pacco fu aperto il piccolo roditore rimase senza fiato. Quella che il contadino teneva in mano non era roba da mangiare, era una trappola per topi!
Spaventato, il topo cominciò a correre per la fattoria gridando: "State attenti! C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!".
La gallina, che stava scavando per terra alla ricerca di semi e vermetti, alzò la testa e disse: "Mi scusi, signor Topo, capisco che questo può costituire per lei un grande problema, ma una trappola per topi non mi riguarda assolutamente. Sinceramente non mi sento coinvolta nella sua paura". 
E, detto questo, si rimise al lavoro per procurarsi il pranzo.
Il topo continuò a correre gridando: "State tutti attenti! C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!". 
Casualmente incontrò il maiale che gli disse con aria accattivante: "Sono veramente dispiaciuto per lei, signor Topo, veramente dispiaciuto, mi creda. ma non c'è assolutamente nulla che io possa fare".
Ma il topo aveva già ripreso a correre verso la stalla dove una placida mucca ruminava, sonnecchiando, il suo fieno.
"Una trappola per topi? - gli disse - E lei crede che costituisca per me un grave pericolo?". 
Fece una risata e riprese a mangiare tranquillamente.
Il topo, triste e sconsolato, ritornò alla sua tana preparandosi a dover affrontare la trappola tutto da solo.
Proprio quella notte, in tutta la casa si sentì un fortissimo rumore, proprio il suono della trappola che aveva catturato la sua preda. 
La moglie del contadino schizzò fuori dal letto per vedere cosa c'era nella trappola ma, a causa dell'oscurità, non si accorse che nella trappola era stato preso un grosso serpente velenoso. 
Il serpente la morse.
Subito il contadino, svegliato dalle urla di lei, la caricò sulla macchina e la portò all'ospedale dove venne sottoposta alle prime cure. 
Quando ritornò a casa, qualche giorno dopo, stava meglio ma aveva la febbre alta. Ora tutti sanno che quando uno ha la febbre non c'è niente di meglio che un buon brodo di gallina. E così il contadino andò nel pollaio e uccise la gallina trasformandola nell'ingrediente principale del suo brodo.
La donna non si ristabiliva e la notizia del suo stato si diffuse presso i parenti che la vennero a trovare e a farle compagnia. 
Allora il contadino pensò che, per dare da mangiare a tutti, avrebbe fatto meglio a macellare il suo maiale. E così fece.
Finalmente la donna guarì e il marito, pieno di gioia, organizzò una grande festa a base di vino novello e bistecche cotte sul barbecue. 
Inutile dire quale animale fornì la materia prima.

Morale: la prossima volta che voi sentirete qualcuno che si trova davanti ad un problema e penserete che in fin dei conti la cosa non vi riguarda, ricordatevi che quando c'è una trappola per topi in casa tutta la fattoria è in pericolo.

"Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona.
Essa suona anche per te".


(Ernest Hemingway)



Buona giornata a tutti. :-)