martedì 30 aprile 2019

Via con il vento – don Bruno Ferrero

Nel prato di un giardino pubblico, con il tiepido sole della primavera, in mezzo all'erba tenera, erano spuntate le foglie dentellate e robuste dei Denti di Leone. Uno di questi esibì un magnifico fiore giallo, innocente, dorato e sereno come un tramonto di maggio. Dopo un po' di tempo il fiore divenne un "soffione": una sfera leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini che se ne stavano stretti stretti al centro del soffione.
E quante congetture facevano i piccoli semi. Quanti sogni cullava la brezza alla sera, quando i primi timidi grilli intonavano la loro serenata.
"Dove andremo a germogliare?".
"Chissà?".
"Solo il vento lo sa".
Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via, ghermiti dalla corrente d'aria.
"Addio... addio", si salutavano i piccoli semi.
Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato.
"Ma è tutta mia!", si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici.
Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto.
Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno.
Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento. Rise amaramente: "Non ce la farai! Sei come me!", e con un piede le calpestò.
Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro.
Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità.
Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò: "Ma certo! Ce la possiamo fare!".
Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore.
Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della vita. 


Non chiedere al Vento perchè ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi. Tu sei il messaggio.


(don Bruno Ferrero) 
Fonte: Solo il vento lo sa di Bruno Ferrero






















Buona giornata a tutti :-)












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domenica 28 aprile 2019

Quanto ci separa – don Bruno Ferrero

Un saggio sufi si imbarcò su una nave per recarsi dall'altra parte del mare. A metà della traversata si scatenò una tempesta di tale violenza che le onde altissime scagliavano la nave in su e in giù come se fosse un fuscello. Tutti avevano una paura tremenda, e chi pregava, chi si rotolava gridando, chi gettava tutti i suoi beni in mare. Solo il saggio rimaneva imperturbabile.
Quando la tempesta si calmò, e a poco a poco il colore tornò sulle gote dei naviganti, alcuni di loro si rivolsero al saggio e gli chiesero:
"Ma come mai tu non hai avuto paura? Non ti sei accorto che tra noi e la morte c'era soltanto una tavola di legno?".
"Certo, ma nel corso della vita mi sono accorto che spesso c'è ancor meno".

Quanto ci separa dalla morte? E davvero così sottile il confine tra la vita e la morte.
Negli ultimi mesi di vita, Don Bosco camminava a fatica. Chi lo vedeva attraversare i cortili spesso gli chiedeva: "Dove va, Don Bosco?".
La risposta era sempre la stessa: "In Paradiso".
Lo potremmo dire tutti, ad ogni passo della nostra vita: "Sto arrivando, Signore".

(don Bruno Ferrero)

Fonte: A volte basta un raggio di sole di Bruno Ferrero


Buona giornata a tutti. :-)



venerdì 19 aprile 2019

Via Crucis, 1^, 2^, 3^ stazione - don Luigi Giussani

VIA CRUCIS - I STAZIONE
Gesù è condannato a morte.
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

“Pilato lo diede nelle loro mani perché fosse crocifisso; presero dunque Gesù e lo condussero via” (Gv 19,16).
Noi siamo tra gli uccisori di Cristo come tutti gli altri, ma lo siamo in un modo assolutamente particolare com'è particolare il suo rapporto con noi. 
Eppure rimane inesorabile questa Presenza nella nostra vita, perché essa Gli appartiene.
Il Signore, nella Sua Misericordia, ci ha scelti, ci ha perdonati, ci ha abbracciati e riabbracciati. Egli ha preso su di sé tutti i nostri peccati, noi siamo già perdonati. 
Deve manifestarsi. Come? 
Attraverso il cuore mio che L'accoglie, che Lo riconosce. 
È una cosa così semplice, ma non c'è nulla di più divino nel mondo, di più miracoloso, cioè di più grande anticipo dell'evidenza ultima ed eterna.
- don Luigi Giussani -

Immagine: Carmelo Puzzolo, scultura in bronzo, Križevac (monte della Croce), Međugorje BiH, via Crucis.
VIA CRUCIS - II STAZIONE 


Gesù caricato della croce.


Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.
Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota. (Gv 19,17)

«Tu cammini con noi nel deserto». Questa parola è vera. Non togli il deserto che è la nostra vita, ma in questo deserto parli e questa parola è pane che ci sazia, roccia su cui costruire. 
Questo è il dolore della Tua Croce: sei venuto a camminare con noi e Ti lasciamo solo. 
Che gli occhi nostri e il nostro cuore si commuovano nella memoria di questa Tua Presenza sacrificata, di questo Tuo camminare nel deserto. Volontariamente Egli abbracciò la Croce. 
Questa volontà di sacrificio, chi tra noi l'ha resa abituale?
- don Luigi Giussani - 



Immagine: Carmelo Puzzolo, scultura in bronzo, Križevac (monte della Croce), Međugorje BiH, via Crucis.
VIA CRUCIS - III STAZIONE 

Gesù cade la prima volta.

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. (Is 53,6)


Questo è il delitto, il venir meno dell'uomo a se stesso, a ciò di cui è fatto, cioè a se stesso, il venir meno dell'uomo a se stesso. 
Il peccato. 
Che scrosciante imponenza assume, allora, questa parola: peccato. E si capisce tale parola dalla sua origine, dalla sua radice che è la dimenticanza di Te, o Padre. 
Affidarsi a Lui vuol dire seguirLo, accettarne la legge. 
Può sembrare sacrificio, ma è per la gioia. 
Conviene a noi questa via in cui il sacrificio è condizione per diventare maturi, grandi. 
La nostra coscienza diverrà più profonda, il Consolatore ci verrà dato. 
La salvezza è dono - non è una nostra ricerca, un nostro sforzo - e ha un nome: Cristo.

- don Luigi Giussani - 

Immagine: Carmelo Puzzolo, scultura in bronzo, Križevac (monte della Croce), Međugorje BiH, via Crucis.

ed. S. Paolo

Buona giornata a tutti. :-)






giovedì 11 aprile 2019

Il chicco di frumento - don Bruno Ferrero

Un chicco di frumento si nascose nel granaio.
Non voleva essere seminato.
Non voleva morire.
Non voleva essere sacrificato.
Voleva salvare la propria vita.
Non gliene importava niente di diventare pane.
Né di essere portato a tavola.
Né di essere benedetto e condiviso.
Non avrebbe mai donato vita.
Non avrebbe mai donato gioia.
Un giorno arrivò il contadino.
Con la polvere del granaio spazzò via anche il chicco di frumento.

- don Bruno Ferrero - 
Bollettino Salesiano, giugno 2016


Buona giornata!