domenica 26 ottobre 2025

Preghiera a san Sebastiano


Pala d'altare di Vincenzo Foppa
presso il Civico Tempio di San Sebastiano in via Torino a Milano



Buona giornata a tutti :-)



sabato 19 aprile 2025

Coraggio, fratello - Don Tonino Bello


Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua... Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. - don Tonino Bello -


silenzio .....

mercoledì 16 aprile 2025

I piedi sporchi


#pasqua #lavandadeipiedi #gesù I piedi la parte più bassa del corpo due piedi per procedere in avanti male si cammina, con un solo piede. Per procedere ogni giorno. Fare passi nuovi. Possiamo camminare bene. E verso il bene. Vera metafora della nostra vita. Dunque oggi Signore, mi fermo anche io. Ai piedi. Ai Tuoi piedi. Oggi ti chiedo perdono Per le cose fatte coi i piedi. Per i progetti grandiosi. Per i tentativi di farmi grande. Invece di servire e lavare. I piedi sporchi, i peccati degli altri. Lava i miei piedi sporchi: e il cuore deluso. Amen. http://www.leggoerifletto.it@2010


mercoledì 2 aprile 2025

Oggi eviterò .... - Omar Faltworth


Il mattino. Eccolo!

Oggi eviterò le persone che cominciano a rovesciarmi addosso le loro lamentele
A che serve lamentarsi?
Soltanto a irradiare intorno a sé messaggi di sfiducia che, impregnando 
l' atmosfera di negatività, favoriscono che gli altri diventino negativi.
Per cui..
Se ascolterò qualcuno che incomincia la solita tiritera: "In Italia tutti cercano di farla a tutti... Tutti rubano... Nessuno è onesto".. e frasi del genere, troverò una scusa e mi allontanerò da costui.
Non voglio rimanere contagiato.
Voglio vivere serenamente, io.
Ecco!...

- Omar Faltworth -
da: "Pensieri azzurri per vivere sereni" ed. Splendida Mente

Buona giornata a tutti :-)




lunedì 26 agosto 2024

Preghiera scritta da Sant’Agostino

Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile.
E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato,
che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi.
Eppure l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti.
Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te.
Concedimi, Signore, di conoscere e capire se si deve prima invocarti o lodarti,
prima conoscere oppure invocare.
Ma come potrebbe invocarti chi non ti conosce?
Per ignoranza potrebbe invocare questo per quello.
Dunque ti si deve piuttosto invocare per conoscere?
Ma come invocheranno colui, in cui non credettero?
E come chiedere, se prima nessuno dà l’annunzio?
Loderanno il Signore coloro che lo cercano,
perché cercandolo lo trovano, e trovandolo lo loderanno.
Che io ti cerchi, Signore, invocandoti, e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto.
Ti invoca, Signore, la mia fede,
che mi hai dato e ispirato mediante il tuo Figlio fatto uomo, mediante l’opera del tuo Annunziatore.


Buona giornata a tutti :-)



domenica 7 luglio 2024

“Ciò che mi attira a Te, Signore, sei Tu!” – Mons. Ennio Apeciti

 San Carlo Borromeo fu canonizzato da papa Paolo V con una solenne – forse sarebbe meglio scrivere: grandiosa – celebrazione in San Pietro il 1° novembre 1610.
Era morto appena ventisei anni prima, all’alba del  3 novembre 1584, a quarantasei anni d’età, e – come scrive la Lettera Remissoria per la sua canonizzazione –

“udita la notizia della sua morte, il lutto della città di Milano fu simile a quello che vi è solitamente in occasione della grandi calamità. Tutti, infatti, si disperarono, soprattutto quelli che ricevevano benefici da lui, e, in primo luogo, i poveri”

Due giorni dopo la sua morte si ebbe notizia del primo miracolo attribuito alla sua intercessione: una donna, Costanza Rabbia, recatasi a venerare la salma ancora esposta nel palazzo Arcivescovile, toccò con il braccio paralizzato il corpo di san Carlo e immediatamente guarì. Si contarono almeno cento miracoli da allora al 1601 (27 novembre), quando il Consiglio Generale di Milano a nome dell’intera cittadinanza – sollecitato dalla Congregazione degli Oblati – indirizzò al Papa la supplica per la canonizzazione dell’arcivescovo.
Va precisato che in quel tempo non esisteva il passaggio della “beatificazione”, che si andò affermando successivamente o, per lo meno, negli stessi anni della canonizzazione di san Carlo.  La beatificazione appariva come la concessione di poter venerare un “candidato” alla canonizzazione, del quale era certa la canonizzazione stessa, ma non si era ancora completato il lungo e severissimo iter canonico. Non a caso si considera come “prima beatificazione” quella di sant’Ignazio di Loyola, beatificato il 27 luglio 1609 e canonizzato il 12 marzo 1622. Accade la stessa cosa per san Carlo: gli Oblati, dovendo pubblicare la biografia di san Carlo ad opera del Bescapè chiesero il permesso di poterla indicare come “vita del Beato Carlo Borromeo”, essendo ormai imminente la canonizzazione ed essendo anche ormai pronta quella biografia, scritta in vista della canonizzazione stessa.
Un tempo brevissimo, dunque, quello trascorso tra la morte di san Carlo e la sua canonizzazione, segno della convinzione sicura della sua santità, che scuoteva e provocava alla devozione e all’imitazione.
Mi sovvengono al riguardo le parole che papa Giovanni Paolo II usò nella sua Lettera per il sedicesimo centenario della morte di sant’Ambrogio, Operosam diem (1° dicembre 1996):

“E’ proprio dei Santi restare  misteriosamente contemporanei  di ogni generazione: è la conseguenza del loro profondo radicarsi nell’eterno presente di Dio” (n.3).

           Mi piace “aggiornare” questa citazione con le parole dell’omelia di Benedetto XVI nella solennità di Tutti i Santi 2006:

“Guardando al luminoso esempio dei santi (possiamo) risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia dei amici di Dio. […] L’esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le loro stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per  l’uomo è vivere lontano da Lui”.

Mi è piaciuto immaginare che San Carlo mi parlasse in modo diretto, confidenziale.
E’ una mia riflessione; è quello che direbbe a me e che condivido con chi mi legge. Non mi pongo, dunque, come maestro, ma come confratello che desidera aprire il suo cuore a dei confratelli, condividere con loro – con voi – quello che sento in questo tempo importante per il mio e nostro cammino di sequela, di servizio a Dio e ai fratelli.

(Mons. Ennio Apeciti)

Fonte: Ritiro spirituale – Oblati Missionari – Rho – 23 marzo 2010
             “Quaderni degli oblati diocesani 35”-pagg.9-10-11

“Miracolo della gamba incancrenita”, anonimo (XVII secolo)
Duomo di Milano. ". Lato destro della navata centrale, campata 9
(Foto di Giovanni dall’Orto, 6 dic. 2007)

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venerdì 14 giugno 2024

Preghiera per la comunità parrocchiale

 O Gesù che hai detto:

" Dove due o più sono riuniti nel mio nome,
io sono in mezzo a loro,"
sii fra noi, che ci sforziamo di essere uniti nel tuo Amore,
in questa comunità parrocchiale.
Aiutaci ad essere sempre" un cuore solo e un'anima sola",
condividendo gioie e dolori, avendo una cura particolare
per gli ammalati, gli anziani, i soli, i bisognosi.
Fa che ognuno di noi si impegni ad essere vangelo vissuto,
dove i lontani, gli indifferenti, i piccoli scoprono
l'Amore di Dio e la bellezza della vita cristiana.
Donaci il coraggio e l'umiltà di perdonare sempre,
di andare incontro a chi si vorrebbe allontanare da noi,
di mettere in risalto il molto che ci unisce
e non il poco che ci divide.
Dacci la vista per scorgere il tuo volto
in ogni persona che avviciniamo
e in ogni croce che incontriamo.
Donaci un cuore fedele e aperto, che vibri
a ogni tocco della tua parola e della tua grazia.
Ispiraci sempre nuova fiducia e slancio
per non scoraggiarci di fronte ai fallimenti,
alle debolezze e alle ingratitudini degli uomini.
Fa che la nostra parrocchia si davvero una famiglia,
dove ognuno si sforza di comprendere, perdonare,
aiutare, condividere; dove l'unica legge
che ci lega e ci fa essere veri tuoi seguaci,
sia l'amore scambievole. Amen.




Che tu ci aiuti, o Dio, noi lo speriamo. E liberaci dal male, ti preghiamo. In acque cristiane dimorare vogliamo, e in Cielo infine entrare, nella gioia di cui è la regina la Vergine che salva da rovina".

[J.R.R. Tolkien]



“Ma la speranza è un’altra cosa, non è ottimismo. La speranza è un dono, è un regalo dello Spirito Santo e per questo Paolo dirà: ‘Mai delude’. La speranza mai delude, perché? Perché è un dono che ci ha dato lo Spirito Santo. Ma Paolo ci dice che la speranza ha un nome. La speranza è Gesù. Non possiamo dire: 'Io ho speranza nella vita, ho speranza in Dio', no: se tu non dici: 'Ho speranza in Gesù, in Gesù Cristo, Persona viva, che adesso viene nell’Eucaristia, che è presente nella sua Parola', quella non è speranza. E’ buon umore, ottimismo…”.

Dal Vangelo, Papa Francesco prende poi il secondo spunto del giorno. L’episodio è quello in cui Gesù guarisce di sabato la mano paralizzata di un uomo, suscitando la riprovazione di scribi e farisei. Col suo miracolo, osserva il Papa, Gesù libera la mano dalla malattia e dimostra “ai rigidi” che la loro “non è la strada della libertà”. “Libertà e speranza vanno insieme: dove non c’è speranza non può esserci libertà”, afferma Papa Francesco. Che soggiunge: “Gesù libera dalla malattia, dal rigore e dalla mano paralizzata quest’uomo, rifà la vita di questi due, la fa di nuovo”:

“Gesù, la speranza, rifà tutto. E’ un miracolo costante. Non solo ha fatto miracoli di guarigione, tante cose: quelli erano soltanto segni, segnali di quello che sta facendo adesso, nella Chiesa. Il miracolo di rifare tutto: quello che fa nella mia vita, nella tua vita, nella nostra vita. Rifare. E questo che rifà Lui è proprio il motivo della nostra speranza. E’ Cristo che rifà tutte le cose più meravigliosamente della Creazione, è il motivo della nostra speranza. E questa speranza non delude, perché Lui è fedele. Non può rinnegare se stesso. Questa è la virtù della speranza”.

E qui, Papa Francesco rivolge uno sguardo in particolare ai sacerdoti. “È un po’ triste – ammette quando uno trova un prete senza speranza”, mentre è bello trovarne uno che arriva alla fine della vita “non con l’ottimismo ma con la speranza”. “Questo prete – continua – è attaccato a Gesù Cristo, e il popolo di Dio ha bisogno che noi preti diamo questo segno di speranza, viviamo questa speranza in Gesù che rifà tutto”:


“Il Signore che è la speranza della gloria, che è il centro, che è la totalità, ci aiuti in questa strada: dare speranza, avere passione per la speranza. E, come ho detto, non sempre è ottimismo ma è quella che la Madonna, nel Suo cuore, ha avuto nel buio più grande: la sera del Venerdì fino alla prima mattina della Domenica. Quella speranza: Lei l’aveva. E quella speranza ha rifatto tutto. Che il Signore ci dia questa grazia”.

del sito Radio Vaticana 





La forza dell’uomo è la preghiera e anche la preghiera dell’uomo umile è la debolezza di Dio. Il Signore è debole soltanto in questo: è debole in confronto alla preghiera del suo popolo”.

Papa Francesco Omelia Casa Santa Marta, 16 Novembre 2013



"Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l'amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti.

- Papa Benedetto XVI - 



Buona giornata a tutti. :-)

mercoledì 3 gennaio 2024

La leggenda della Befana


C’era una volta una vecchietta, che viveva in una casa piccola e malandata, distante dal villaggio.
La vecchietta usciva ogni mattina per fare legna nel bosco, poi tornava a casa e si sedeva accanto al focolare insieme al suo gattino.
Il suo nome era Befana.
Befana aveva la fama di essere una maga e nessuno si spingeva fino alla sua casetta isolata, tanto più in inverno, quando i venti gelidi colpivano a raffica e la neve cadeva copiosa.
Una fredda sera di gennaio, Befana sentì all’improvviso bussare alla sua porta. Naturalmente si spaventò: chi poteva essere, a quell’ora e con quel tempo?
All’inizio non voleva aprire, ma poi la curiosità la vinse e si trovò davanti a tre orientali riccamente vestiti, che erano scesi dai loro cammelli per chiederle quale fosse la strada per raggiungere Betlemme.
La vecchietta stupefatta si chiese perché mai volessero andare a Betlemme. I tre orientali (e già, proprio loro, i Re Magi!) le raccontarono che stavano andando a portare dei doni al Bambino Gesù e la invitarono a unirsi a loro.
La poverina ci pensò un po’, ma non se la sentiva proprio di partire con quel freddo. Così diede loro le indicazioni che chiedevano e li lasciò andare.
Poi, però, si pentì e cercò di raggiungerli, montò a cavallo della sua scopa (un po' maga lo era davvero!) per cercarli e andare con loro a rendere omaggio a Gesù, ma non riuscì più a trovarli.
Fu così che ebbe un’idea: andare in tutte le case e lasciare un dono ad ogni bambino, nella speranza che uno di loro fosse Gesù.
Da allora Befana ha continuato, anno dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.

Buona giornata a tutti :-)


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sabato 30 dicembre 2023

Preghiera di fine anno


O Dio onnipotente, Signore del tempo e dell'eternità, io ti ringrazio perchè lungo tutto il corso di quest'anno mi hai accompagnato con la tua grazia e mi hai ricolmato dei tuoi doni e del tuo amore.
Voglio esprimerti la mia adorazione, la mia lode e il mio ringraziamento.
Ti chiedo umilmente perdono, o Signore, dei peccati commessi, di tante debolezze e di tante miserie.
Accogli il mio desiderio di amarti di più e di compiere fedelmente la tua volontà per tutto il tempo di vita che ancora mi concederai.
Ti offro tutte le mie sofferenze e le buone opere che, con la tua grazia, ho compiuto.
Fa che siano utili, o Signore, per la salvezza mia e di tutti i miei cari.
Amen


Carissimi amici ed amiche tanti auguri di Buon Anno!
Il Signore ci benedica, ci protegga e ci custodisca.
Stefania

lunedì 27 novembre 2023

Preghiera di un settantacinquenne - don Ferdinando Bay


Signore, non permettere che io divenga uno di quei vecchi brontoloni, sempre pronti a lamentarsi e a diventare tristi e insopportabili a tutti.
Conservami il sorriso, anche se la mia bocca è un po' sdentata.
Conservami il buon umore che riporti le cose, la gente e me stesso, ognuno al proprio posto. Fai di me, Signore, un anziano sorridente, conservami un cuore aperto.
Fa' di me un cuore generoso, che sappia dividere i suoi quattro soldi con chi non ne ha, e i fiori del suo giardino con chi terra non ha.
Non permettere che io diventi l'uomo del passato, parlando sempre del suo buon vecchio tempo, quando non faceva mai freddo e disprezzando il tempo dei giovani, quando continuamente fuori piove.
Fa' di me, Signore, un anziano che non ha mai dimenticato la sua giovinezza e che sa rinnovare la giovinezza degli altri.
Signore, io ti domando semplicemente che la mia ultima stagione sia bella, perché possa portare la testimonianza alla tua bellezza. Amen. Fonte: Breviario della Terza età, don Ferdinando Bay, Ed. Salcom, gennaio 1989, pagina 7


Buona giornata a tutti :-)

sabato 18 marzo 2023

Preghiera al Santo Crocifisso di Rosate (Bergamo, Italy)


Preghiera al crocefisso miracoloso, conservato nella Cappella del Crocefisso nella cattedrale di Bergamo. Se osservate il Cristo è rappresentato con i capelli veri (crini di cavallo) e ha una mano senza chiodo. Si narra che un giorno una suora, accusata ingiustamente di una mancanza da una sua superiora, parlando da sola con il Crocefisso, ebbe a dire cosa aveva fatto per meritarselo, fu allora che la mano sinistra si staccò dalla croce e abbracciò la suora.

Da allora, si decise che la mano non venisse più rinchiodata ma ancora oggi ha un nastro che la tiene fissa al legno.

Buona giornata a tutti :-)


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sabato 31 dicembre 2022

Preghiera di fine anno


O Dio onnipotente, Signore del tempo e dell'eternità,
io ti ringrazio perchè lungo tutto il corso di quest'anno
mi hai accompagnato con la tua grazia
e mi hai ricolmato dei tuoi doni e del tuo amore.
Voglio esprimerti la mia adorazione, la mia lode e il mio ringraziamento.
Ti chiedo umilmente perdono, o Signore,
dei peccati commessi, di tante debolezze e di tante miserie.
Accogli il mio desiderio di amarti di più
e di compiere fedelmente la tua volontà
per tutto il tempo di vita che ancora mi concederai.
Ti offro tutte le mie sofferenze
e le buone opere che, con la tua grazia, ho compiuto.
Fa che siano utili, o Signore,
per la salvezza mia e di tutti i miei cari.
Amen

Buon 2023 a tutti gli amici e le amiche!!! 

mercoledì 30 marzo 2022

Il falenino e la stella - don Bruno Ferrero


Una piccola falena d'animo delicato s'invaghì una volta di una stella. 
Ne parlò alla madre e questa gli consigliò d'invaghirsi invece di un abat-jour. «Le stelle non son fatte per svolazzarci dietro», gli spiegò. 
«Le lampade, a quelle sì puoi svolazzare dietro».
«Almeno lì approdi a qualcosa», disse il padre. «Andando dietro alle stelle non approdi a niente».
Ma il falenino non diede ascolto né all'uno né all'altra. 
Ogni sera, al tramonto, quando la stella spuntava s'avviava in volo verso di essa e ogni mattina, all'alba, se ne tornava a casa stremato dall'immane e vana fatica.
Un giorno il padre lo chiamò e gli disse: «Non ti bruci un'ala da mesi, ragazzo mio, e ho paura che non te la brucerai mai. Tutti i tuoi fratelli si sono bruciacchiati ben bene volteggiando intorno ai lampioni di strada, e tutte le tue sorelle si sono scottate a dovere intorno alle lampade di casa. Su avanti, datti da fare, vai a prenderti una bella scottatura! Un falenotto forte e robusto come te senza neppure un segno addosso!».
Il falenino lasciò la casa paterna ma non andò a volteggiare intorno ai lampioni di strada ne intorno alle lampade di casa: continuò ostinatamente i suoi tentativi di raggiungere la stella, che era lontana migliaia di anni luce. Lui credeva invece che fosse impigliata tra i rami più alti di un olmo.
Provare e riprovare, puntando alla stella, notte dopo notte, gli dava un certo piacere, tanto che visse fino a tardissima età. 
I genitori, i fratelli e le sorelle erano invece morti tutti bruciati ancora giovanissimi.

La stella della speranza è un segno distintivo. Ogni giorno dovresti chiedere la fede per osare l'impossibile. 
Chi desidera operare con Cristo e, di conseguenza, trasformare il mondo, rifiuterà di adeguarsi a leggi ed ordinamenti precostituiti. 
Sarà disobbediente, quando altri obbediranno, eseguirà quando altri troveranno insensato l'ordine impartito. 
Il mondo gli apparirà una prigione, quando altri parleranno di libertà, ed esso sarà trasparente agli occhi della sua fede, quando altri saranno disperati, sentendosi prigionieri. 
Fare cose impossibili è il realismo di coloro che conoscono la voce del loro Signore.

Se c'è una stella nel cielo della tua vita, non perdere tempo a scottarti a qualche lampadina.

- don Bruno Ferrero - 
da: "40 storie nel deserto" - Ed. Elledici