Le mie preghiere-my prayers. Preghiere, racconti, riflessioni tramandateci dalla nostra storia. Un tesoro di cui non bisogna vergognarsi ma attingere a piene mani.
Madre santissima, salute dei malati, tu hai generato Colui che ci ha guarito dal peccato: senza di Lui quel male, per noi incurabile, ci avrebbe devastato! Tu sei la Madre di Colui che sana le ferite del male e che con la sua morte e risurrezione apre per noi le porte della grazia, fonte di salute dell’anima e del corpo. Tu sei nostra Madre: a te ricorriamo fiduciosi. ricordati di noi che siamo nella prova! Lascia, o Madre tenerissima, che preghiamo con te il Figlio tuo, e per la comune invocazione del Suo nome Egli ci liberi dal male che ci consuma e ci conceda vita e salute. Tu che, docile sotto la croce, hai offerto la tua sofferenza, insegnaci ad unire il nostro dolore, con te e come te, a quello del tuo Figlio Gesù nostro unico Salvatore. Amen.
l'icona sacra è presso la Basilica Santa Maria Maggiore Ravenna.
Dovete sapere che i merli, un tempo, avevano delle bellissime piume bianche e soffici.
Durante il gelido inverno, raccoglievano nei loro nidi le provviste per sopravvivere al gelo, in modo da potersi rintanare al calduccio per tutto il mese di gennaio.
Sarebbero usciti solo quando il sole fosse stato un poco più caldo e i primi ciuffi d’erba avessero fatto capolino tra i cumuli di neve. Così, aspettarono fino al 28 di gennaio, poi uscirono. Le merle cominciarono a festeggiare, sbeffeggiando l’Inverno: anche quell’anno ce l’avevano fatta; il gelo, ai merli, non faceva più paura!
Tutta questa allegria, però, fece infuriare l’inverno, che decise di dare una lezione a quegli uccelli troppo canterini: sulla terra calò un vento gelido, che ghiacciò la terra e i germogli insieme ad essa. Perfino i nidi dei merli furono spazzati via dal vento e dalla tormenta. I merli, per sopravvivere al freddo, furono costretti a rintanarsi nei camini delle case.
Lì, il calduccio li riscaldò e permise loro di resistere a quelle giornate.
Solo a febbraio la tormenta si placò e i merli poterono riprendere il volo.
La fuliggine dei camini, però, aveva annerito per sempre le loro piume bianche: fu così che i merli divennero neri, come li possiamo vedere oggi.
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O Croce, indicibile amore di Dio,
Croce, gloria del cielo,
Croce, salvezza eterna.
Croce, terrore dei malvagi,
sostegno dei giusti,
luce dei cristiani.
O Croce,
per te sulla terra Dio nella carne si è fatto schiavo.
Per te nel cielo l’uomo in Dio è stato fatto re.
Per te è sorta la luce vera,
la notte maledetta fu vinta.
Tu hai rovesciato per i credenti i templi delle nazioni;
e sei tu il legame della pace, che unisce gli uomini in Cristo mediatore.
Sei diventata la scala su cui l’uomo sale al cielo.
Sei sempre per noi, tuoi fedeli, la salvezza e l’àncora:
sostieni la nostra dimora, conduci la nostra barca.
Nella Croce sia salda la nostra fede,
in essa si prepari la nostra corona.
Amen.
- Paolino di Nola -
(V secolo)
C’era una volta una vecchietta, che
viveva in una casa piccola e malandata, distante dal villaggio.
La vecchietta usciva ogni mattina per
fare legna nel bosco, poi tornava a casa e si sedeva accanto al focolare
insieme al suo gattino.
Il suo nome era Befana.
Befana aveva la fama di essere una maga
e nessuno si spingeva fino alla sua casetta isolata, tanto più in inverno,
quando i venti gelidi colpivano a raffica e la neve cadeva copiosa.
Una fredda sera di gennaio, Befana sentì
all’improvviso bussare alla sua porta. Naturalmente si spaventò: chi poteva
essere, a quell’ora e con quel tempo?
All’inizio non voleva aprire, ma poi la
curiosità la vinse e si trovò davanti a tre orientali riccamente vestiti, che
erano scesi dai loro cammelli per chiederle quale fosse la strada per
raggiungere Betlemme.
La vecchietta stupefatta si chiese
perché mai volessero andare a Betlemme. I tre orientali (e già, proprio loro, i
Re Magi!) le raccontarono che stavano andando a portare dei doni al Bambino
Gesù e la invitarono a unirsi a loro.
La poverina ci pensò un po’, ma non se
la sentiva proprio di partire con quel freddo. Così diede loro le indicazioni
che chiedevano e li lasciò andare.
Poi, però, si pentì e cercò di
raggiungerli, montò a cavallo della sua scopa (un po' maga lo era davvero!) per
cercarli e andare con loro a rendere omaggio a Gesù, ma non riuscì più a
trovarli.
Fu così che ebbe un’idea: andare in
tutte le case e lasciare un dono ad ogni bambino, nella speranza che uno di
loro fosse Gesù.
Da allora Befana ha continuato, anno
dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6
gennaio.
Prendi e ricevi, o Padre,
tutta la mia libertà,
la mia memoria,
la mia intelligenza, e tutta la mia volontà.
Tutto quello che ho e possiedo,
me l' hai donato Tu:
a Te, Signore, io lo rendo.
Tutto è tuo,
Tu puoi disporne secondo la tua piena volontà.
Accordami il tuo amore e la tua grazia,
sono abbastanza, per me.
- Sant'Ignazio di Loyola -