domenica 10 giugno 2018

L'avventura d'ogni giorno – don Tonino Lasconi

Signore, 
il sole è sorto 
e mi metti in mano 
una esperienza nuova. 
Sarà bella? Sarà noiosa? 
Sarà utile? 
Non lo so ancora. 
Però son certo 
che molto dipenda da me. 
Questo fammelo capire... 
perché spesso rischio 
di aspettarmi tutto dagli altri; 
tutto da te. 

Fammi sentire responsabile 
di quello che faccio. 

Tu hai creato l'uomo 
senza chiedergli il permesso 
ti sei però subito legato le mani 
e non gli puoi fare niente 
se non lo vuole. 

Signore, 
aiutami a spalancare gli occhi 
per vedere dove mi trovo 
e chi avrò vicino. 

Signore, 
aiutami a drizzare bene le orecchie 
per raccogliere tutte le voci 
che la vita mi invia 
e rispondere con coraggio 
e fantasia.
  
- don Tonino Lasconi -

Fonte:  Amico Dio


Buona giornata a tutti. :-)





sabato 9 giugno 2018

I 10 Comandamenti dell' Amicizia

1. Stimerai l'amicizia come la più preziosa delle perle.

«Nessun rimedio ha più valore, nessuno è più efficace di un amico presso il quale troviamo conforto nelle giornate cattive e insieme al quale condividiamo la gioia nei momenti di felicità» (A. Rievaulx).

2. Amerai tutti i tuoi amici senza gelosie.


« I veri amici non permettono alla gelosia e allo spirito di competizione di degradare o alterare il loro rapporto; l'amicizia non è esclusiva né possessiva».
E’ dunque importante amare prima se stessi: «non ci si può innamorare di nessuno, se prima di tutto non si è amici di se stessi » (E. Strachen).

3. Aprirai generosamente la tua amicizia ad altri cuori.
« Se il cuore si apre agli altri, si allarga e si riempie di gioia: questo è il bellissimo segreto della vita interiore». «L'amicizia rinchiusa in se stessa finisce per stancare e deludere; a essere sempre e solo in due, si finisce per intristirsi ed annoiarsi».

4. Manterrai l'amicizia con il dialogo.

«L'amicizia ha bisogno della comunicazione fra amici. Altrimenti non può nascere né vivere» (Francesco di Sales). 


Gli uomini hanno bisogno di parlare e di essere ascoltati: «la loro anima colma di preoccupazioni, di noia o di gioie aspira ad esprimersi. 
Le parole permettono una comunicazione reciproca».

5. Ai tuoi amici confiderai le tue pene e le tue gioie in tutta semplicità.


«Un amico è qualcuno che sa tutto di voi e che ciononostante vi ama» (Bibbia).
«Una delle grandi felicità della vita è l'amicizia, e una delle felicità dell'amicizia è aver qualcuno cui confidare un segreto» (A. Manzoni).

6. Ai tuoi amici ti mostrerai come sei veramente.

Quale conforto è provare una completa fiducia in qualcuno, poter dire le cose come vengono, senza dover pesare le parole, poter stare in silenzio se la desideriamo. Sì, il segno della vera amicizia é il fatto che il silenzio non pesa.

7. Fornirai loro un valido sostegno nelle difficoltà.

«La vera amicizia nasce nel momento in cui decido di essere un amico, e non solo di averne uno». 

«Amico è colui che è al vostro fianco nei momenti difficili». 

«Quando un amico è in difficoltà, non annoiatelo chiedendogli cosa potete fare per lui; pensate a quello che sarebbe opportuno fare e fatelo» (E. W. Howe).

8. Ai tuoi amici perdonerai i loro difetti senza esitazioni.


«Nell'amicizia non si va lontano, se non si sa perdonare».
« Per farsi un amico, bisogna chiudere un occhio. Per conservarlo, bisogna chiuderli tutti e due!» (N. Douglas).

9. Cercherai sempre di rendere migliori i tuoi amici.

Ci sono amicizie fatte di complicità che non fanno che alimentare la mediocrità. 
La vera amicizia è un'amicizia di emulazione: «Amare qualcuno, diceva Dostoiewski, significa vederlo come Dio voleva che fosse».

10. Con i tuoi amici costruirai appassionatamente un mondo migliore.


L'amicizia non cambia soltanto due cuori, ma cambia tutti i rapporti con gli altri e può cambiare il mondo, se è posta al servizio di un grande progetto.


Buona giornata a tutti. :-)


giovedì 7 giugno 2018

Il sarto nella città felice

In un piccolo paese viveva una volta un sarto che non aveva nè moglie, nè figli. Lavorava dal mattino alla sera, cuciva camicie, pantaloni, caffettani. Era anche il muezzin del paese.
All'alba, quando tutti dormivano, saliva in cima al minareto della moschea e svegliava la gente chiamandola alla preghiera e così faceva a mezzogiorno, nel pomeriggio e al tramonto. 

Tutti volevano bene e stimavano quest'uomo laborioso e pio. Ogni volta che saliva sul minareto il sarto rivolgeva il suo pensiero a Dio e gli manifestava il desiderio di avere un giorno una moglie e una casa dove vivere felice e sereno.
Si dice che un giorno, dopo aver fatto risuonare i sette melodiosi versi del richiamo alla preghiera, venne catturato da un grosso uccello rapace che, tenendolo ben stretto tra gli artigli, dopo aver attraversato il mare, lo depose nelle vicinanze di una città sconosciuta. Il sarto vi entrò e si meravigliò della pace e della tranquillità che vi regnavano. Non si sentiva litigare, né mercanteggiare, la gente sorrideva, i loro abiti erano bellissimi e puliti, i tessuti con cui erano confezionati erano preziosi. Ancor più aumentò la sua meraviglia quando avvicinandosi ad un negozio vide che la gente acquistava senza pagare, pronunciando soltanto questa parola: "Preghiere alla bellezza". Questa formula veniva ripetuta una o più volte secondo il valore della merce.
Finalmente arrivò davanti alla bottega di un sarto e dopo averlo osservato a lungo lavorare ed essersi reso conto che anche questi aveva il viso radioso, si fece coraggio, entrò, lo salutò e gli disse: "Anch'io sono un sarto come te e mi piacerebbe fermarmi a vivere in questa città". 


Il collega sorridendo rispose:" Certo che ti puoi fermare, ne saremo felici, lavoreremo insieme e ogni settimana riceverai cinquanta preghiere alla bellezza.
Il sarto iniziò subito a lavorare e in poco tempo venne a conoscere tutte le usanze di questo strano paese, dove a nessuno mancava mai nulla e dove ogni lavoro e ogni commercio venivano ricompensati con le parole: "Preghiere alla bellezza".
Vi era un altro uso curioso. Se un giovane voleva sposarsi, doveva andare il giovedì sulla spiaggia. Lì passeggiavano tutte le ragazze da marito portando sulla testa una brocca di acqua fresca. Se una ragazza piaceva, la si fermava, le si chiedeva un sorso d'acqua e la si ringraziava dicendo: "Preghiere alla bellezza!" e se anche a lei fosse piaciuto il giovane, si sarebbero sicuramente sposati. Naturalmente il sarto non vedeva l'ora di andare il giovedì sulla spiaggia e così fece. Vide una ragazza che gli piaceva molto, chiese un sorso d'acqua, la ringraziò con le parole: "Preghiere alla bellezza" e si sposarono.
Ogni giorno, dopo il lavoro, il sarto andava al mercato a far la spesa, comprava il necessario per vivere e il tempo scorreva nella tranquillità e nella serenità senza che i due sposi avessero bisogno di nulla. 
Un giorno, durante il suo abituale giro al mercato, il sarto vide un grosso pesce dalla carne bianca e appetitosa e decise di comprarlo in cambio di "Preghiere alla bellezza" pensando che la moglie sarebbe stata contenta. 

Quando tornò a casa e la moglie vide il grosso pesce, si spaventò e gli disse: "Che cosa hai fatto? siamo solo in due e tu hai comprato un pesce che potrebbe nutrire dieci persone, adesso non potrai più vivere in questa città".
Il sarto rattristato, uscì di casa ed ecco sopraggiungere l'uccello rapace che lo afferrò e lo riportò nella sua città natale lasciandolo in cima al minareto proprio dove lo aveva afferrato la prima volta.
Il sarto richiamò i credenti alla preghiera, lui stesso scese e si unì agli altri per pregare, ritornò nel suo negozio e riprese a lavorare. 
Ripensava sempre con molta tristezza alla città felice e si augurava di rivedere l'uccello rapace. Ma esso non tornò mai più.

- da una leggenda araba -


Buona giornata a tutti. :-)