giovedì 31 maggio 2018

Siamo una Chiesa di peccatori - papa Francesco


“Siamo una Chiesa di peccatori; e noi peccatori siamo chiamati a lasciarci trasformare, rinnovare, santificare da Dio”. 
“C’è stata nella storia la tentazione di alcuni che affermavano: la Chiesa è solo la Chiesa dei puri, di quelli che sono totalmente coerenti, e gli altri vanno allontanati. Ma questa era una eresia. No! La Chiesa, che è santa, non rifiuta i peccatori; al contrario li accoglie, è aperta anche ai più lontani, chiama tutti a lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal perdono del Padre, che offre a tutti la possibilità di incontrarlo, di camminare verso la santità. 
‘Mah! Padre, io sono un peccatore, ho grandi peccati, come posso sentirmi parte della Chiesa? ‘. Caro fratello, cara sorella, è proprio questo che desidera il Signore; che tu gli dica: ‘Signore sono qui, con i miei peccati. Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore! ‘. 
Nella Chiesa, il Dio che incontriamo non è un giudice spietato, ma è come il Padre della parabola evangelica. Puoi essere come il figlio che ha lasciato la casa, che ha toccato il fondo della lontananza da Dio. 
Quando hai la forza di dire: voglio tornare in casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro perché ti aspetta sempre, Dio ti abbraccia, ti bacia e fa festa. 
Il Signore ci vuole parte di una Chiesa che sa aprire le braccia per accogliere tutti, che non è la casa di pochi, ma la casa di tutti, dove tutti possono essere rinnovati, trasformati, santificati dal suo amore, i più forti e i più deboli, i peccatori, gli indifferenti, coloro che si sentono scoraggiati e perduti”.
“C’è una celebre frase dello scrittore francese Leon Bloy, negli ultimi momenti della sua vita diceva: 
C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi’. Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Tutti?”.

- Papa Francesco -


Buona giornata a tutti. :-)




mercoledì 30 maggio 2018

Il punto nero – Card. Gianfranco Ravasi

Un maestro indù mostrò un giorno ai discepoli un foglio di carta con un puntino nero nel mezzo. «Che cosa vedete?», chiese. Ed essi: «Un punto nero!». «Come? Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco tutt'attorno?».        
              
Alle porte di una chiesa milanese, dove sosto uscendo per qualche momento dal frastuono della via, trovo alcune copie del bollettino parrocchiale. 
Ne prendo una e leggo queste pagine limpide e semplici. 
C'è un articolo molto bello del parroco: egli parla alle giovani coppie che si sono preparate con lui alla celebrazione del loro matrimonio.  
M'imbatto, così, in questo apologo orientale e mi è facile proporlo a tutti i miei lettori per una riflessione semplice ma significativa e forse necessaria. Passiamo, infatti, la vita a scovare le pagliuzze negli occhi altrui, a lamentarci per le piccole amarezze dell'esistenza, a elencare puntigliosamente tutto quello che non va nella società, nella Chiesa, nel mondo. Lo sguardo è sempre proteso ai puntini neri che costellano il cielo della storia. 
Ma non ci accorgiamo quasi mai del tanto, anzi, dell'immenso candore che c'è nelle anime, dell'amore che in  ogni istante è nascostamente donato, della bontà, della giustizia, della verità che pure popolano i nostri giorni e la nostra terra. Certo, non si deve volteggiare nell'orizzonte di un ottimismo di maniera, perché il male esiste ed è sempre attivo. Ma aveva ragione lo scrittore Joseph Conrad quando nel suo romanzo L'agente segreto (1907) denunciava «la macchia di quel rassegnato pessimismo che corrompe il mondo». 
«Non abbiate paura - ci ripete Cristo - perché io ho vinto il mondo» ed è questa l'ultima parola della storia.

(Card. Gianfranco Ravasi)
Fonte: Avvenire, Il Mattutino


Buona giornata a tutti. :-)





lunedì 28 maggio 2018

da: "Una rosa dal mare" - Romano Battaglia

Bisogna cercare di prendere tutto quanto con ottimismo e ricordare che la vita è sempre degna di essere vissuta anche quando è noia, fatica, delusione. 
La notte non è mai così nera come prima dell'alba ma poi l'alba sorge sempre a cancellare il buio della notte.
Così ogni nostra angoscia, per quanto profonda prima o poi trova motivo di attenuarsi e placarsi, purchè lo vogliamo.
Sappiamo che c'è la luce perchè c'è il buio, che c'è la gioia perchè c'è il dolore, che c'è la pace perchè c'è la guerra e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti.
Alzatevi ogni mattino sereni e ringraziate Dio di essere ancora al mondo guardando il cielo con occhi luminosi e ricordatevi che nella vita ci sono giorni pieni di vento e pieni di rabbia, ci sono giorni pieni di pioggia e pieni di dolore, ci sono giorni pieni di lacrime.... ma poi ci sono giorni pieni d'amore che vi danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni.
Non arrabbiatevi per cose di poco conto e cercate di conservare la calma anche nei momenti di tensione. 
Andate incontro agli altri offrendo la vostra amicizia e pensate che tutti possono essere amici anche quelli che vi sembrano scostanti e che, forse non aspettano da voi che una parola buona per fare il primo passo.
Solo così esisterete veramente e non sciuperete nessun istante della vita.
Respirate profondamente e con grande gratitudine perchè l'aria che respirate è la fonte della vita più del cibo e dell'acqua.
Cercate di non desiderare troppo, amate ciò che avete, senza inseguire falsi sogni che vi allontanano dalla realtà lasciandovi scontenti e insoddisfatti: perchè non sempre ciò che vi manca è ciò di cui avete bisogno.
Non siate invidiosi degli altri perchè non potete sapere se chi invidiate non nasconda qualcosa che voi non vorreste per nulla al mondo in caso di cambio.
Non indugiate troppo sugli errori e tenete presente che tutto può servire a rendervi migliore.
Cercate di essere sempre voi stessi a costo di qualche rinuncia.
Solo così potete trovare la vostra strada bianca in mezzo ai campi di grano.

- Romano Battaglia - 
da: Una rosa dal mare


Buona giornata a tutti. :-)










domenica 27 maggio 2018

Come e quando agisce Satana - Don Raul Salvucci

Il più grande problema che di secolo in secolo ha turbato i sonni di chi intende oc­cuparsi di queste realtà è comunque quello di capire COME E QUANDO.

Si può raggiungere la certezza che ci siano realmente realtà spiritiche o non si tratti invece di autentiche malattie. 
È que­sta difficoltà di fondo che induce molti a dubitare dell'esistenza di questa realtà, scaricando ingiustamente tutto sulle ma­lattie mentali o nervose.

Avendo con la mia esperienza di oltre venti anni seguito direttamente, e a volte per lungo tempo, migliaia di casi, ho potu­to raccogliere ricorrenti e costanti indica­zioni per poter offrire alle persone soffe­renti alcuni spunti che ritengo validi e si­curi per la diagnosi delle presenze malefi­che. 
Le mie indagini non sono basate su in­tuizioni particolari, di cui sono assoluta­mente dotato, e neppure su particolare sen­sibilità che consenta, tastando il corpo del paziente, di scoprire la presenza delle ne­gatività. 
Uso invece dei test di ricerca che sono accessibili a tutti e che ognuno che lo voglia può fare comodamente su se stesso. IL "FAI DA TE"

È oggi molto ricercato. I tre capitoli che seguono sono un tentativo, spero utile e positivo, di trasportarlo nel tetro e miste­rioso mondo dell'occulto, dove sembrano, rari e introvabili, esperti sicuri per il diffi­cile rebus.

Dei "12 sintomi" delle presenze ma­lefiche, di essi i primi tre sono 
fonda­mentali, nel senso che se non vi sono tutti e tre, non c'è maleficio; al contrario se ci so­no tutti e tre si può avere la certezza che il maleficio vi sia.

Nei tre capitoli che seguiranno ripor­terò per intero i "tre segni" fondamentali di cui sto parlando, rimandando poi al li­bro stesso per avere la conoscenza e la spiegazione degli altri dieci segni che qui non vengono riprodotti.

Primo sintomo: l'attacco notturno contro il sonno

La testa viene colpita incessantemente di giorno e di notte. Ma l'attacco fonda­mentale e più decisivo, per la distruzione della mente (psiche) e di riflesso poi di tut­to il corpo, viene inferto nella notte, perché durante la passività del sonno le forze del male possono agire più comodamente.

Strumenti ordinari di tali disturbi sono gli oggetti fatturati che vengono immessi nei cuscini, in modo che il contatto diretto con la testa renda più forte ed efficace la loro radiazione malefica.

I sintomi nei disturbi del sonno sono: difficoltà ad addormentarsi, risvegliarsi presto e non prendere più sonno, avere in­cubi, sognare cioè cose brutte e angoscian­ti che si esprimono con forza nella mente generando spavento, come sensazioni di cadere dall'alto, guidare una macchina che non si riesce a controllare, vivere una si­tuazione paurosa dalla quale non c'è via di scampo.

È tale la forza di questi incubi che spes­so risvegliano il paziente lasciandolo in uno stato di paura e di sconvolgimento. Questi sintomi possono presentarsi tut­ti o solo in parte, secondo la costituzione dei vari organismi.

Quel che conta, per capire se sono fatti naturali o no, è quello di guardare alle con­seguenze che si riscontrano quando la not­te finisce: quando è ora di alzarsi per af­frontare gli impegni della giornata, ci si sente più stanchi e sfiniti di quando si è andati a letto. Il sonno non solo non è stato riposante, ma ha creato un senso di sfini­tezza generale su tutto il corpo, per cui non ci si vorrebbe alzare. Alzandosi, diventa difficilissimo affrontare e portare avanti i normali impegni che prima si facevano con una certa soddisfazione, poiché ora di­ventano una ininterrotta tortura.

Perché questo accanimento nella notte?

Nella testa c'è la centralina di tutti i co­mandi che regolano e ordinano il movi­mento di tutte le parti del corpo. La fun­zionalità di questo centro di comando e di controllo è assicurata dal ricambio che av­viene durante il periodo del sonno: quando si perde in quantità notevole il sonno, non si ha più la potenza per agire normalmente. Perciò l'attacco sistematico al sonno, è il principio di distruzione della vita ed elimina gradualmente nel soggetto colpito la possibilità di ogni resistenza all'azione demolitrice degli spiriti del male. L'attacco all'organo centrale della nostra vita psichica e vegetativa apre la porta al potere di trascinare una persona dove si vuole.

Effetti dei disturbi del sonno. Quando tutte le notti, senza interruzione si subisce una tale violenza, non è soltanto il fisico a subirne le conseguenze, ma anche soprattutto la resistenza psichica a crollare, con una catena di conseguenze che non è facile catalogare. Provo tuttavia a fa me un elenco:

- perdita della personalità e della libertà per il proprio comportamento. Dopo la devastazione del recupero che un buon sonno dovrebbe offrire, si indebolisce la capacità di controllo e di autonomia, cosicché gli influssi spiritici fanno da padroni.

Così si spiega, per esempio, la completa inversione di tendenza del bravo marito che si sente stranamente attratto dalla donna estranea che ricorre a questi mezzi.

Un marito ottimo, sereno e affettuose attaccatissimo ai figli, molto legato alla moglie, di colpo non si riconosce più. Non ama più, non vede più i figli, soffre di star in casa, si chiude in se stesso, sembra inebetito, non dorme più i suoi sonni tranquilli, tradisce un interno contrasto.

È come se una forza invisibile, di cui lui stesso non capisce la provenienza, lo portasse a fare ciò che non vorrebbe.

Bisogna precisare che, in questi casi una perdita delle capacità di volere non totale come nell'ossessione diabolica, ma è talmente forte che, se non c'è un carattere consolidato unito a una difesa religiosa, non si è capaci di resistere.

Tanta comprensione e tanta delicatezza verso chi attraversa questi traumi è indispensabile per evitare il peggio;

- la mente è sconvolta.

Una continua "suggestione mentale la tiene continuamente in opera di giorno nelle ore di insonnia della notte.

Pensieri falsi, interpretazioni distorte, risentimenti, immaginazioni al di fuori di ogni realtà martellano la testa per giorni, per mesi, e alla fine riescono a imporre false certezze che al momento opportuno esplodono e diventano dirompenti, con espressioni e comportamenti incomprensibili a chi li recepisce. È un vero martirio che, quando arriva al culmine, scatena atteggiamenti violenti, rabbiosi, asociali soprattutto con i familiari e apre, purtroppo la via a ricoveri in reparti di psichiatria o a pre­scrizioni di forti dosi di psi­cofarmaci, che in questi casi non risolvono nulla, anzi at­tenuano la capacità di reagi­re alle forze del male;

- questa agitazione men­tale crea la "deconcentrazio­ne", cioè l'incapacità di fer­mare la mente per concen­trarsi sulle cose da fare. 
Chi lavora in ufficio non è effi­ciente e commette pericolosi errori. 
Il ragazzo che va a scuola non riesce ad appli­carsi, la mente fugge continuamente dalle pagine del libro e quel poco che si è letto viene subito cancellato dalla forza dei pensieri inutili che tengono banco. 
In genere in questi casi i genitori dicono inconsapevol­mente che non ha voglia di studiare, ma poi aiutati ad approfondire, riconoscono che il ragazzo non riesce ad applicarsi:

- la stanchezza mentale genera un senso di avvilimento che in­veste la persona: la rende abitualmente tri­ste, la porta a rinchiudersi sempre più in se stessa, le crea la sensazione che tutto stia crollando, che ormai non potrà andare più avanti. Nei momenti più acuti, tutto diven­ta più nero del nero e la catastrofe totale sembra ormai inevitabile. Questo stato a volte diviene l'anticamera del suicidio;

- la mente così turbata porta indirettamente a un altro feno­meno: la ricerca del letto, chiudendosi in camera anche nelle ore del giorno. Oggi il caso di giovani e ragazzi che gradualmen­te restringono la loro vita a questa forma solo vegetativa, rifuggendo da ogni impe­gno e dal frequentare la vita sociale, è sem­pre più frequente, man mano che dilaga maggiormente il ricorso alle forme del­l'occulto. 
In questi casi il letto attira sem­pre, perché nel letto o nel cuscino c'è qual­cosa di fatturato che richiama la persona, al fine di poter continuare a sprigionare su di lei la sua azione malefica anche nelle ore in cui normalmente non si dovrebbe stare a letto.

Chi è soggetto a queste cose deve tener presente la regola che nel letto e nella ca­mera ci deve stare il meno possibile. 
Deve cercare invece di evadere dalla casa, uscire all'aperto, cambiare ambiente, creare rap­porti sociali e di incontro.

Secondo sintomo: gravi disturbi allo stomaco

Degli oggetti fatturati fatti ingerire e che poi rimangono nello stomaco ho già parlato qua e là in altri articoli, spiegando le tecniche del maleficio e rispondendo al­le domande al riguardo.

Qui voglio sottolineare l'importanza fondamentale del fatto. La fattura opera sulla vittima per mezzo di influssi negativi prodotti da soggetti fisici, preparati prece­dentemente con riti propiziatori nei labo­ratori dei maghi.

Si comprende facilmente che più l'og­getto fatturato è vicino come distanza e presente come continuità di tempo alla persona, più è efficace l'azione malefica. Quindi gli oggetti possono essere mes­si nella casa o nei dintorni immediati di casa, nel laboratorio o nell'ufficio, dentro l'auto, nei cuscini.

Ma in ogni caso dato che la gente si muove, il contatto con queste cose viene continuamente interrotto e a volte per tem­pi lunghi: in ufficio non ci si sta sempre, nella casa o nell'auto neppure, sul cuscino la testa ci riposa solo nelle ore della notte.

La carica più efficace è quindi quella di piazzare il fatturato all'interno del corpo stesso: così, più che vicino, è al di dentro e la continuità non si interrompe mai neppu­re per qualche minuto. L'oggetto può esse­re di minuscole proporzioni, sia di materia solida che liquida e non è difficile creare occasioni per cui una persona possa man­giare o bere qualcosa preparato allo scopo.

Una persona che faceva "manovalan­za" per un mago, poi convertitasi, mi ha raccontato di una delle pratiche che ha vi­sto fare in laboratorio.

Dalla donna che voleva ottenere un le­game d'amore con un uomo, si faceva por­tare il sangue delle mestruazioni.

Lo essiccava e lo fatturava, quindi lo scioglieva in acqua e il liquido veniva ini­ettato con la siringa dentro i cioccolatini che all'interno hanno la parte molle o con­tengono liquori; poi in qualche modo fini­vano per essere offerti all'uomo.

Questa testimonianza è sicura.

Se però non trovano un modo naturale di farli abboccare all'amo, agiscono in mo­do preternaturale per mezzo di spiriti come ordinariamen­te fanno con la roba che si trova dentro i cuscini.

L'oggetto nello stomaco agisce ininterrottamente 24 ore su 24, i sintomi che pos­sono svelarne la presenza so­no principalmente:

- difficile digestione, senso di pieno allo stomaco per cui si pensa di non dover mangiare, a volte anche diffi­coltà o ripugnanza a ingerire cibi (anoressia), dolori e pe­santezza, conati di vomito ri­petuti e anche violenti a se­guito dei quali spesso non esce niente, se non un po' di saliva, altre volte escono co­se strane: questo è segno po­sitivo di liberazione;

- riflessi negativi sul fun­zionamento dell'intestino provocati dall'a­zione devastante sulla digestione;

- un sintomo particolare, che può sembrare un po' strano, è un'ondata di 
an­goscia che parte dallo sterno e sale fino al­la gola e alla testa.

Sono molti i pazienti che avvertono momenti di pessimismo più nero, che 
ge­nerano attimi di supremo sconforto, ab­biano origine proprio da qualcosa che par­te dallo stomaco e arriva alla testa per via esterna.

In questi casi oltre all'uso di bere acqua santa e di condire i cibi con olio e sale be­nedetti, giovano anche il mangiare poco e con frequenza e l'uso moderato di farmaci che aiutano la digestione.

Ritorna sempre la domanda di come sia possibile, nel continuo passare del cibo nello stomaco, che queste piccole parti­celle malefiche rimangano per anni e anni ferme nello stomaco.

Un film sulle apparizioni di Lourdes, che ha avuto un gran successo qualche an­no fa, si apriva con la solenne affermazio­ne: "Per coloro che credono tutto è possi­bile, per coloro che non credono nessuna spiegazione è sufficiente".

Cosi è: per chi crede a queste cose, an­che per questo fatto è possibile una spiega­zione. Se si pensa che queste particelle di cibo ingerite sprigionano potenzialità ne­gative ininterrottamente 24 ore su 24 come si è detto, si può anche comprendere che parte di questa energia venga utilizzata perché il materiale resti posizionato là do­ve si trova, mentre l'altro cibo, finita la di­gestione, passa all'intestino.

Quando l'azione potente della presenza dello Spirito Santo, nella vita del credente che fa un sincero cammino di Fede, ridurrà gradualmente la potenza malefica di que­ste particelle, esse non avranno più nep­pure la forza per rimanere nello stomaco e usciranno per via intestinale come gli altri cibi.

Il mondo dell'occulto è come l'elettro­nica: chi non ne conosce i punti base come i bit, i chips, gli input, non potrà mai spie­garsi la multiforme operatività di aggeggi così piccoli.

Il mondo dell'occulto ha alcune realtà fondamentali; una volta comprese e accet­tate, si spiega tutto.

Per coloro che invece negano tutto a priori e in blocco, con la frasetta degna del­le intelligenze più elevate: "Ma che sono queste cretinate!", nessuna spiegazione è sufficiente. 
Pastori della Chiesa e laicisti illuminati, copritevi sempre dietro tale 
es­pressione: la beatitudine accordata agli ignoranti sarà sempre con voi.

Terzo sintomo: avversione al sacro

Una volta accettato il principio esposto sopra, che soltanto una barriera religiosa può contrastare il male con tutte le sue sva­riate manifestazioni, resta evidente che satana farà di tutto perché la persona che vuol colpire si allontani gradualmente da ogni pratica religiosa, sia individuale che collettiva.

Questo è il terzo dei tre segni fonda­mentali per giudicare se si è colpiti da 
azi­oni malefiche; è di grande importanza per­ché fa comprendere più a fondo come la reale via di liberazione non passa attraver­so iniziative esterne alla persona, ricercate negli operatori della magia o anche nei mi­nistri della Chiesa.

Cercare affannosamente una mano san­ta, che dall'esterno tolga questo male, è normalmente l'impegno principale di chi si sente colpito da fenomeni preternaturali.

Ho letto da un esposto esteso da un esorcista francese, che il fatto che lo aveva maggiormente sorpreso era che, tra le tan­te persone che aveva ricevuto, non ce n'era stata una sola che fosse arrivata da lui col pensiero di dover fare lei stessa qualcosa per essere liberata. Tutti avevano la preci­sa sensazione che dovevano trovare qual­cuno che avesse il potere di spazzare via il male allo stesso modo con cui il dentista strappa via il dente malato. E così anche in Italia.

È importante perciò che in presenza di questi disturbi, il paziente scopra che ha subìto una sottile ma sistematica difficoltà nell'incontro con Dio.

Comincerà allora a rendersi conto che soltanto con un graduale ritorno alla prati­ca religiosa potrà raggiungere la libera­zione.

"Da quanto tempo hai incominciato ad avvertire questi fenomeni strani?".

"Da quanto tempo hai incominciato a distaccarti dalla pratica religiosa?". Sono queste le due domande che rivol­go successivamente alle persone con cui tratto, per aiutarle a convincersi di questa realtà. Cercando di ricostruire l'inizio dei mali e quello del distacco dalla religione, scoprono con sorpresa che coincidono e comprendono il significato di questa coin­cidenza. Capire poi che la ripresa della vita religiosa sia la via migliore per difendersi, scaturisce come conseguenza logica.

Esaminiamo ora nei particolari i prin­cipali aspetti dell'avversione al sacro:

- distacco graduale per chi in qualche modo è praticante. Si incomincia spesso con pensieri vaghi sulla Fede: forse non è vero niente, se Dio è Amore perché c'è tan­to male, a che serve pregare e andare in Chiesa...

- mille motivi si sommano gradual­mente per non far trovare più il tempo per pregare personalmente o per andare in Chiesa;

- come ci si mette a pregare, la testa parte. Si stabilisce, per esempio, alla sera, prima di andare a letto, di recitare alcune preghiere tra le più comuni. Si inizia, ma dopo un po' ci si accorge che la mente se ne è andata altrove, le preghiere stabilite non sono state dette perché, come un colpo di spugna porta via lo scritto dalla lavagna, così qualcosa di invisibile ha cancellato il programma fissato;

- disagio a stare in Chiesa e a parteci­pare comunque a preghiere comunitarie. Dato che la preghiera fatta insieme ad altri è sempre più efficace, è anche perciò la più ostacolata. Stando insieme in Chiesa per le celebrazioni liturgiche si possono sentire sensazioni di stanchezza, di nausea, di confusione mentale, di svenimento.

Sentiamo spesso dire ai pazienti: "Io in Chiesa non è propriamente che non ci va­do, ma non mi sento di stare con gli altri, preferisco perciò intrattenermi un po' quando non c'è nessuno".

- La stessa difficoltà si trova per le partecipazioni alle preghiere nei gruppi ecclesiali. La prima volta che le persone vengono da me, se avverto che c'è veramente qualcosa di malefico, chiedo 1'impegno a partecipare a qualcuna delle diverse riunioni di preghiera che facciamo per queste situazioni.

L'adesione in genere c'è, ed è anche sincera, in vista di una possibile guarigione. Ma le metto subito in guardia, specialmente quando il caso ha una certa gravità: "Stai attento che da solo, almeno le prime volte, non ce la farai a venire; perciò accordati con qualche persona di famiglia qualche conoscente per venire insieme".

Anche il rapporto con il Sacerdote esorcista non è bene che sia tenuto completamente segreto; senza l'aiuto di qualche familiare o di qualche persona amica il cammino per un avvicinamento maggiore a Dio sarà stroncato da satana fin dall'inizio, in mille maniere diverse.

Sono quattro i sintomi principali che disturbano la preghiera in questi casi: 
1) la mente non riesce a concentrarsi per via di continue distrazioni; 
2) una strana voglia di sbadigliare senza interruzione; 
3) il bisogno di ridere, di ridere tanto; 
4) una sonnolenza profonda che non si riesce a vincere.

Una volta cercavo di liberare con l'esorcismo una signora colpita da un maleficio. Nonostante fosse molto religiosa seria e tanto desiderosa di guarigione, non riusciva a trattenersi dal ridermi forte in faccia e se ne scusava con me provando tanta angoscia.

Ma noi che siamo del mestiere sappiamo, anche attraverso gli indemoniati, che quello di riderci in faccia è uno degli atteggiamenti più comuni degli spiriti del male. Testoni proprio questi diavoli!

Nonostante tutte le legnate che hanno ricevuto in duemila anni da Sacerdoti e il Signore Gesù, non hanno ancora imparato il proverbio che dice: "Ride bene chi ride per ultimo". 
La Madonna vince sempre.

Don Raul Salvucci - esorcista
(1926-2012)


Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 24 maggio 2018

Il cavallo depresso

Un cavallo depresso si sdraia e non vuole più saperne di rialzarsi.
Il fattore disperato, dopo aver provato di tutto, chiama il veterinario.
Questi, arrivato in loco, visita l'animale e dice al fattore:
"Casi così sono gravi; l'unica è provare per un paio di giorni a dargli queste pillole:
Se non reagisce sarà necessario abbatterlo".
Il maiale ha sentito tutto e corre dal cavallo:
"Alzati, alzati, altrimenti butta male!!!"
Ma il cavallo non reagisce e gira la testa di lato.
Il secondo giorno il veterinario torna e somministra nuovamente le pillole, dicendo poi al fattore:
"Non reagisce: aspettiamo ancora un po', ma credo non ci sia alcunchè da fare."
Il maiale ha sentito tutto e corre ancora dal cavallo:
"Devi ASSOLUTAMENTE reagire: guarda che altrimenti sono guai!!!".
Ma il cavallo niente.
Il terzo giorno il veterinario verifica l'assenza di progressi e, rivolto al fattore:
"Dammi la carabina: è ora di abbattere quella povera bestia."
Il maiale corre disperato dal cavallo:
"Devi reagire, è l'ultima occasione, ti prego, stanno per ammazzarti!!!"
Il cavallo allora si alza di scatto e comincia a correre, saltare gli ostacoli ed accennare passi di danza.
Il fattore è felicissimo e rivolto al veterinario gli dice:
"Grazie... Grazie!!! Lei è un medico meraviglioso, ha fatto un miracolo!
Dobbiamo assolutamente fare una grande festa: Su, presto, ammazziamo il maiale!!


Buona giornata a tutti. :-)



mercoledì 23 maggio 2018

La preghiera dell'essere - Card. Carlo Maria Martini


È necessario avere della preghiera una visione ampia, totale e inesauribile: la preghiera è una realtà di cui nessun uomo ha scrutato i confini; è un' esperienza di cui nessun uomo ha varcato le ultime soglie. 
Siamo sempre in cammino, e più si va avanti più si scoprono orizzonti, più si cammina e più si avanza.
La preghiera, infatti, è essenzialmente un mistero e, come tale, viene da Dio creatore del cielo e della terra. 
Così ci spiega la bellissima esclamazione di sant'Agostino: 
«Ci hai fatti per te, o Dio, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te».
Da quando l'uomo è apparso sulla terra è incominciata la storia della preghiera; uomini e donne di diverse religioni si sono rivolti e si rivolgono in preghiera all'Essere supremo a cui danno nomi diversi. La preghiera è la risposta immediata che sale dal cuore della persona umana quando si mette di fronte alla verità dell' essere.
Questo può avvenire in molti modi. Per qualcuno può essere un paesaggio di montagna, un momento di solitudine nel bosco, l'ascolto di una musica che fa dimenticare la realtà che ci circonda, che ci libera dalla schiavitù delle invadenze quotidiane, dalle cose che ci sollecitano continuamente; allora facciamo un respiro un po' più ampio del solito, avvertiamo qualcosa di indefinibile che ci muove dentro, ci sentiamo pienamente noi stessi e, quasi istintivamente, eleviamo una preghiera: Grazie, mio Dio.
Ciascuno di noi, penso, ha sperimentato nella propria vita l'uno o l'altro di questi momenti. Forse in una serie di circostanze felici si è trovato a esprimere il ringraziamento a Dio traendolo dal fondo del proprio essere: è la preghiera naturale, la preghiera dell'essere.
Ogni nostra educazione alla preghiera parte quindi da un semplicissimo principio: l'uomo che vive a fondo l'autenticità del suo esistere, prova spontaneamente l'esigenza di esprimersi attraverso delle parole, mute o pronunciate, rivolgendosi a Colui che l'ha creato. Sta a noi cercare di favorire quelle condizioni che ci mettono in stato di autenticità, di cercare dentro di noi la voce misteriosa di Dio per ascoltarla e risponderle, di ravvivare il senso di gratitudine per il dono della vita, della creazione, di quanto di bello e di buono esiste nel mondo.
Non sarebbe giusto trascurare l'educazione alla preghiera dell'essere, perché questa ci aiuta a comprendere che la preghiera è una realtà misteriosa, ma facilissima, che nasce «dalla bocca e dal cuore dei lattanti» (cfr. Salmo 8,3), che sgorga quando la persona - il bambino, l'adolescente, il giovane, l'adulto, l'anziano - si pone di fronte a sé in condizioni di distensione, di calma, di serenità, di pace.



- card. Carlo Maria Martini -


Buona giornata a tutti. :-)


martedì 22 maggio 2018

Santa Rita da Cascia, la santa dei casi impossibili - 22 maggio

Oggi, 22 maggio, è anche la festa di Santa Rita.
Santa Rita da Cascia, nata nel 1381 e morta a Cascia il 22 maggio 1457, è stata sposa, madre, vedova e monaca agostiniana.La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dall'elevato numero e qualità di eventi prodigiosi, riferiti alla sua intercessione. 
E’ conosciuta come la "santa degli impossibili", perché dal giorno della sua morte sarebbe "scesa" al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli molto prodigiosi, detti "impossibili". 
La devozione popolare cattolica per santa Rita è tutt'ora senza dubbio una delle più diffuse nel mondo, raccogliendo fedeli in ogni angolo della terra.
La sua beatificazione è del 1627, 180 anni dopo la sua morte per mano di Urbano VIII, nel 1900 Papa Leone XIII la canonizzò come santa. 
E’ anche la santa delle rose. 
Il 22 maggio in tutto il mondo si benedicono le rose di di Santa Rita….nella fase finale della sua vita, avvenne un altro prodigio; essendo immobile a letto, ricevette la visita di una parente, che nel congedarsi le chiese se desiderava qualcosa della sua casa di Roccaporena e Rita rispose che le sarebbe piaciuto avere una rosa dall’orto, ma la parente obiettò che si era in pieno inverno e quindi ciò non era possibile, ma Rita insisté.
Tornata a Roccaporena la parente si recò nell’orticello e in mezzo ad un rosaio, vide una bella rosa sbocciata, stupita la colse e la portò da Rita a Cascia, la quale ringraziando la consegnò alle meravigliate consorelle.
Così la santa vedova, madre, suora, divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’; nel giorno della sua festa questi fiori vengono benedetti e distribuiti ai fedeli.





Era un venerdì santo e Rita aveva ascoltato una commovente predica sulla passione del Signore Gesù:
"Ritornata che fu al monastero, si gettò immediatamente a’ piedi d’un Crocifisso, ivi orando, ivi meditando con ogn’affetto di cuore... 
Lo pregava con abbondantissime lacrime, ed ardentissimi prieghi, ed accese parole, che dal suo infiammato cuore le uscivano, dimandò a Giesù Christo che le facesse grazia di sentire e provare nel corpo suo con dolore simile a quello che Giesù Christo haveva sentito per una delle spine della sua sacratissima corona... e meritò d’esser esaudita, perché nel mezzo della sua fronte sentì non solamente il dolore di pungenti spine, ma ancora ve ne rimase una, la quale fece una ferita e si convertì in piaga, che le durò tutto il tempo di sua vita.





Buona giornata a tutti. :-)


domenica 20 maggio 2018

Una strada c’è nella vita - Tiziano Terzani


Una strada c’è nella vita. La cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita. Ti volti indietro e dici: “oh’, guarda, c’è un filo”. Quando vivi, non lo vedi il filo, eppure c’è. 


Perchè tutte le decisioni che prendi, tutte le scelte che fai sono determinate, si crede, dal libero arbitro, ma anche questa è una balla. Sono determinate da qualcosa dentro di te, che è innanzitutto il tuo istinto, e poi da qualcosa che gli indiani chiamano il karma accumulato fino ad allora. 

Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta, e io sono particolarmente fortunato perchè, ora più che mai, ogni giorno è davvero un altro giro di giostra. Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo. 

E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell’aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio. 

La vera conoscenza non viene dai libri, neppure da quelli sacri, ma dall’esperienza. Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l’intuizione, non attraverso l’intelletto. L’intelletto è limitato. L’ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto da cui si vede il mondo o sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell’ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli. 

Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. E' più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è speranza. E' difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta. 
Il coraggio è il superamento della paura.

Finirai per trovarla la via…se prima hai il coraggio di perderti. 


- Tiziano Terzani - 
Fonte: Tiziano Terzani da “Un altro giro di giostra”



Buona giornata a tutti. :-)